Cairate – Monastero di Santa Maria Assunta

Afi

Cairate – Monastero di Santa Maria Assunta

10 aprile - 22 maggio 2022

Cairate – Monastero di Santa Maria Assunta – 10 aprile – 22 maggio 2022

Via Monastero 10, Cairate (VA)

Orari visita: sabato 14,30-18-30 / domenica 10-12 – 14,30-18,30 

Ingresso libero

SHI CHUN

TRACCE DEL TEMPO

Ogni momento, se indagato e approfondito, può testimoniare il cambiamento sociale.

Sebbene il tempo sia fugace, c’è qualcosa di fragile che rende l’stante permanente.

Questa è la bellezza della fotografia.

Mentre guardiamo queste immagini, ci meravigliamo e ci rattristiamo, come se vivessimo questi momenti, con le fatiche, le tensioni e le aspirazioni umane.

Tra I più apprezzati fotografi cinesi contemporanei, Shi Chun opera da sempre con uno stile improntato sulla ricerca personale con un chiaro linguaggio rivolto alla documentazione sociale.

In questa serie di fotografie, l’autore ci accompagna dentro i mondi del lavoro, nei cantieri, nelle miniere, nei porti e negli spazi sconfinati dove edificheranno palazzi e insediamenti urbani, sempre con un linguaggio rispettoso e discreto.

La tonalità delle immagini, dalle gradazioni delicate mitigano la fatica e la durezza delle vite delle persone ritratte.

Shi Chun ci offre una opportunità di conoscenza di un mondo ai più sconosciuto, di una Cina sempre più occidentalizzata, dove l’omologazione diviene il segno del progresso, nell’ingenuo sguardo dei lavoratori, che con dedizione edificano la nuova storia.

Membro e curatore artistico del Committee of China Photographer Association

Vicepresidente della Liaoning Provincial Photographer Association

Presidente onorario della Liaoning Provincial Young Photographer Association

IMMAGINI D’ARCHIVIO

SCENES OF AMERICAN LIFE 1900s

Da una Collezione privata

Le immagini in mostra vogliono rappresentare, attraverso scatti singoli e istantanee, alcune vicende della società americana dei primi decenni del ‘900, senza la pretesa di tratteggiare l’intero periodo storico ma piuttosto di offrire una rappresentazione visiva del tempo nei vari contesti sociali.
La storia abbinata all’immagine ha l’aspirazione di accrescere la conoscenza, di stimolare confronti, di comprendere le evoluzioni sociali, di dare il giusto valore alla fotografia come medium primario nel documentare i fatti, spesso in chiave giornalistica, a volte su incarico istituzionale, altre più liberamente con un linguaggio interpretativo che lascia spazio allo stile e all’inventiva dell’autore.
Il paesaggio urbano si ravviva con la presenza dell’uomo, scene di lavoro si fondono con gli ambienti, le attrezzature e gli indumenti, famiglie ai margini in viaggio verso un futuro migliore, scene di vita quotidiana e casalinga tra architetture e ambienti, ma anche la bella vita, la moda, qualche personaggio pubblico e una serie di istantanee dei nostri connazionali trapiantati in America.

Indipendentemente dalla scena o dal sentimento catturato in una fotografia, le immagini di tutta la storia hanno la capacità di congelare momenti nel tempo. In tal modo, consentono alle generazioni future di scrutare nel passato e ottenere scorci della vita prima della propria, che si tratti degli eventi importanti o i piccoli momenti.

Dalle foto che ritraggono scene e contesti abitativi a quelle che ritraggono semplicemente una giornata in spiaggia, ognuna di queste immagini illumina un piccolo angolo della vita americana dei primi decenni del ‘900.

Ogni fotografia diviene narrazione, fascino, emblema del tempo, che la memoria elabora e l’archivio conserva.

Principi sostanziali del ricordo che riconducono al rinvenimento di uno principio collettivo, a quel senso di appartenenza che pare smarrito nei tempi moderni, dalla frenesia comunicativa dei mezzi e delle voci che cantano in solitaria e non più all’unisono.

 

FRANCO PONTIGGIA
LA FESTA DELLA VITA

Nel curriculum professionale di Franco Pontiggia, questo progetto segna una svolta, ma è anche l’appagamento di un desiderio che ha radici lontane, “Addio, monti sorgenti dall’acqua ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi”; manzionamente, Pontiggia lascia le Prealpi, il Varesotto, la su Varese, alle cui bellezze ha dedicato fatiche e volumi, e si spinge in più estesi orizzonti.
Restando però fedele al suo stile limpido, alla sua poetica, al suo modo di intendere e vedere uomini e cose. Egli non segue gusti correnti, sfugge l’effimero, disdegna il brutto, predilige invece la sobrietà, l’essenziale, il bello. Attraverso i volti e gli atteggiamenti della varia umanità che vediamo sfilare nelle sue immagini, emerge, a grado a grado, la trama di un racconto felice, nutrito in attimi lieti o di aspetti, forme e colori che inducono pensieri sereni.
E’ la festa della vita. La violenza, l’egoismo, il degrado, la solitudine, il dolore sono la faccia sgradevole della realtà la faccia che Pontiggia volutamente rifugge. Egli ci mostra la faccia bella, dove fioriscono il sorriso, l’amore, i sogni. Nel suo romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”, Oscar Wilde scrive che la sofferenza è troppo brutta, troppo orribile e troppo deprimente. E aggiunge: “Ci si dovrebbe sentire solidali col colore, la bellezza, la gioia di vivere. Meno si parla di dolori e meglio è”. Wilde scrive. Pontiggia rimuove la patina di cinismo e sottoscrive, perché è la sintesi del suo credo artistico, il suo programma di sempre, la festa della sua vita.

Gaspare Morgione
Comincia a fotografare nel 1965, coltivando una passione già viva fin dalla giovane età e nata con l’amore per il viaggio e per l’osservazione curiosa degli spettacoli della vita. Professionalmente nasce come fotografo di basket, con immagini pubblicate su una enciclopedia Mondadori. Caratterizzano la sua carriera di fotogiornalista numerosi premi, tra cui l’Obelisco di Cristallo, conferitogli alla Photokina di Colonia nel 1970, il Primo Premio Colore nel concorso nazionale giornalisti del 1985 e una segnalazione del World Press di Amsterdam. Numerosi sono i suoi lavori fotografici: tre cartelle con sue foto di grande formato e molti libri in gran parte ispirati dall’amore per il territorio varesino e per i suoi abitanti. Sono per lo più opere articolate, in un sottile equilibrio tra l’immagine e la parola,
anche ironica, scritta da grandi firme come quelle di Piero Chiara, Gaspare Morione e Chiara Zocchi. I più noti: Varese ieri e oggi; I luoghi Amati ; I Luoghi della la Vita; I Luoghi, le acque, i ludi; Albe e luci dei luoghi amati; La Festa della Vita; Profumo di Provincia; La scoperta di Varese; Spazi evocanti il mistero; I Mondi dentro al Mondo; Donne Donne. Ha altresì collaborato a testate prestigiose, come: Atlante, Atlas, Weekend, Corriere della Sera Illustrato, Epoca, Gente Viaggi, Bell’Italia, Bell’Europa. Ha girato l’Europa e il mondo con sguardo attento e sensibile, realizzando fotografie memorabili, pubblicate su libri e riviste. Si spegne nel febbraio 2006, lasciando un patrimonio di immagini e di sapere che la moglie e la famiglia custodiscono con amore. Il suo lavoro segue un filo conduttore che ha sempre contraddistinto i suoi progetti, partendo dai luoghi amati, come omaggio alla propria Terra e ai Paesi che più lo hanno affascinato in Europa e nel mondo. Sotto l’egida de La Festa della Vita, vi è la metafora dell’esistenza umana, ch’egli ha saputo tradurre in intime visioni racchiuse negli scatti delle tante persone che ha incontrato, cogliendone sguardi di una tenerezza inaudita. Sue immagini fanno parte della collezione Afi.

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