PALAZZO MARLIANI CICOGNA – Piazza Vittorio Emanuele II – Busto Arsizio (Va)
15 MAGGIO-27 GIUGNO 2021
Orari visita:
Martedi-Sabato 18.30-22 . Venerdi anche 10-12.30. Domenica 15.30-18.30
Nei Week end ingresso su prenotazione telefonando almeno con un giorno di anticipo allo 0331 635505 negli orari di apertura del Museo. Ingresso libero
Marianne Sin-Pfältzer
Paesaggi umani
(libro in mostra)
Marianne Sin-Pfältzer (Hanau 1926-Nuoro 2015),
Apprende la tecnica fotografica alla Bayerischer Staatslehranstalt für Photographie di Monaco, nei primi anni Cinquanta, e a Parigi affina ilsuo linguaggio al fianco di noti fotografi dell’epoca passando poi al professionismo. Nel 1955, con una Rolleicord 6×6, approda in Sardegna, tornandovi nei vent’anni successivi e trasferendovisi nel 2005. Parallelamente gira e fotografa il mondo: Philadelphia, 1965; Hawaii, 1966; Unione Sovietica, 1967; Filippine, Thailandia, Sri Lanka, 1969; Calcutta e New Delhi, Costa d’Avorio, 1979. Oltre alla fotografia di reportage, la principale delle sue attività, che trova esito nell’editoria libraria e sui periodici, si dedica al ritratto in studio (immortala con varie tecniche alcuni tra i più noti personaggi del cinema e della cultura dell’epoca), a quello ambientato a teatro e nelle sale da concerto, e alla fotografia commerciale su commissione di note aziende di vari settori (Agfa, Perutz, Kodak, Braun, Hohner). Nel corso della sua attività opera con le agenzie fotografiche, è socia del BJV (BayerischerJournalisten-Verband), del BFF (Bund Freischaffender Foto-Designer) e di Europhot. È in Sardegna che troverà maggiore ispirazione; qui, in circa vent’anni di lavoro, produrrà la parte più cospicua del proprio archivio, che in seguito si rivelerà essere il repertorio di immagini sull’Isola più rilevante e capillare del secondo Dopoguerra. Ne sono documentati tutti gli aspetti, dal lavoro, alla vita quotidiana di ogni paese e città, sia in bianconero che a colori, come testimonia l’ampia selezione pubblicata dalla Ilisso Edizioni, all’interno della monografia Sardegna. Paesaggi umani, edita anche in lingua tedesca. Negli anni Ottanta, abbandona la fotografia per dedicarsi a quello che lei stessa definirà “Foto-batik”, ovvero la realizzazione, partendo da dettagli fotografici, di matrici per la stampa su tessuto e ceramica, che esporrà nelle fiere del settore e che troveranno ampio sbocco sul mercato industriale. Ampia l’attività espositiva, volta soprattutto alla promozione nel mondo della Sardegna. Tra gli eventi principali la retrospettiva dedicatale dal Museum Schloss Philippsruhe di Hanau nel 2001.
Chiara Samugheo
Il grande sogno
(libro in mostra)
Nata a Bari, arriva a Milano nel 1953 dove frequenta Enzo Biagi, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Giorgio Strehler. Inizialmente lavora come giornalista di cronaca nera, poi come assistente di Federico Patellani, uno dei fotografi più importanti di quegli anni. Nel corso del tempo si specializza nel ritratto.
Chiara Samugheo è personalità di importanza internazionale. È stata la prima donna a diventare fotografa professionista in Italia. Dopo un breve apprendistato come assistente di Federico Patellani ed un esordio che la vede impegnata principalmente nel fotogiornalismo di documentazione sociale, alla fine degli anni ’50 si dedica allo star sistem, immortalando artisti e stelle del cinema. Le sue fotografie sono una viva testimonianza del periodo d’oro del cinema italiano. Le splendide fotografie a colori e in bianco e nero di Chiara Samugheo scelte per l’esposizione ci propongono i volti e gli atteggiamenti di notissimi attori, registi, personaggi dello spettacolo e scrittori fotografati dall’autrice tra il finire degli anni ’50 e la metà degli anni ’80.
Chiara Samugheo è personalità di importanza internazionale. E’ stata la prima donna a diventare fotografa professionista in Italia. Gli esordi la vedono impegnata principalmente nel fotogiornalismo di documentazione sociale.
“Fuggita” a Milano giovanissima dalla natia Bari, conosce Pasquale Prunas, geniale grafico fondatore delle riviste Sud e, successivamente, Le Ore, cui si legherà sentimentalmente per tutta la vita. Prunas intuisce le capacità della giovane Chiara: dopo un breve apprendistato come assistente di Federico Patellani, le affida una serie di reportages che denunciano gli aspetti negativi e inquietanti dell’Italia: le baracche dei bassi di Napoli, gli scugnizzi napoletani, la condizione carceraria o il fenomeno delle Tarantolate in Puglia. Realizza altri “foto documentari” sulla Biennale d’arte cinematografica di Venezia (Quanto costa la Mostra), sulla scuola milanese (Come si studia a Milano), apparsi negli anni 1954-56 su Cinema Nuovo.
Alla fine degli anni Cinquanta, con la crisi dell’editoria di settore, abbandona il foto reportage per dedicarsi allo star system, immortalando gli artisti e le stelle del cinema. Le sue fotografie sono una viva testimonianza del periodo d’oro del cinema italiano. Firmerà centinaia di copertine delle riviste più prestigiose al mondo. Il boom economico ha decretato il successo di questi nuovi periodici, ricchi di foto a colori delle Dive e della mondanità che ruota loro attorno.
Il suo archivio, ora depositato presso lo CSAC dell’Università di Parma, consta di oltre 165.000 fotografie: i suoi ritratti valorizzano la bellezza femminile, a volte attraverso un dettaglio, un raggio di luce o di una messa in scena particolarmente accurata. Questa ricca collezione di ritratti è stata oggetto di numerose pubblicazioni: “Stelle di carta”, “AI cinema con le stelle”, “Il reale e l’effimero”, “Cento dive, Cento anni di cinema”.
Non dimentica dei suoi trascorsi di reporter, ha in seguito allargato il suo campo di interessi, aprendosi a nuovi, stimolanti orizzonti : i suoi libri più recenti sono dedicati in particolare alla Sardegna , ma anche a Lucca, all’architettura del Palladio e alla squadra azzurra delle Olimpiadi, alla città di Rio de Janeiro e ai Nebrodi (Sicilia).
Sue mostre personali si sono tenute in numerose città italiane e all’estero: Galleria Comunale di Cagliari , Pinacoteca di Bari , Guggenheim Museum di New York , Cinecittà , Cankarjev Dom di Lubiana, Biennale di Venezia, CIFE New York, Festival di Avignone, Festival di Cannes, Festival Internazionale della Televisione di Monte Carlo, Palais de l’Europe a Mentone, Museo Nazionale del Cinema di Torino …
Il suo notevole lavoro le è valso 41 premi per la fotografia. Fra questi: Premio della fotografia di Roma, Oscar dei Due Mondi 1961, Venere d’argento, Leone d’oro di Salvador Rosa, Premio nazionale della Cultura di Piazza Navona, Premio Concorso Internazionale della Stampa di Roma, Premio Minerva “Noi donne”, Premio Ferrania – medaglia d’oro, Premio di Cinecittà (Una vita per il cinema) medaglia d’oro, Premio internazionale l’Efebo d’oro d’Agrigento, Premio della città di
Spilimbergo, Premio internazionale della danza di Bento (Brasile), KitKat d’oro, Premio della
stampa a Bari, Premio Stampa di Sanremo, Premio della Biblioteca comunale di Milazzo, Premio Fotocine club di Mantova, Premio Espiegle Award con ritratto di Guttuso, Gran Premio per il mondo dello spettacolo di Riccione, Premio Sole-Mare, Premio Savioli, Premio Comune di Roma-EUR.
Nel 2002 ha ricevuto la medaglia di “Cavaliere della Repubblica Italiana”.
nel 2014 la FIAF la nomina Maestro della Fotografia Italiana e le dedica un volume nella collana Grandi Autori della Fotografia Italiana. Dal 1987 Chiara Samugheo vive Nizza.
Patrizia Wyss
I colori, i sorrisi di Patty
Originaria della Svizzera francese. ha vissuto in Canton Ticino.
Grande appassionata di viaggi in terre lontane, ha sempre utilizzato lo strumento fotografico per fissare istantanee e frammenti di vita quotidiana, vissuti durante il suo peregrinare per le strade del mondo.Negli ultimi anni i suoi interessi si sono focalizzati prevalentemente nel reportage socio-geografico, nonché nell’elaborazione e nella creazione di opere legate alla natura. Patty aveva un modo originale e solamente suo per approcciarsi alla creazione di un’immagine. Prima di ogni fotografia nutriva il bisogno di immergersi nella situazione, di capire, di approfondire, di metabolizzare. Non scattava perché bisognava scattare. Non la si vedeva mai “spianare” l’obiettivo di fronte a una persona. Neppure davanti a un paesaggio si approcciava con arroganza o indelicatezza. Patty era dotata di un rispettoso sesto senso che sbalordiva.
Era invisibile quando metteva a fuoco. Sapeva strappare sorrisi nella disperazione di uno slum di Calcutta, conquistare la simpatia di uno sconosciuto incontrato per caso in un caffè, creare la delicata intesa per illuminare gli occhi di una donna in chador. Patty, nello sconforto dei sud del mondo, sapeva dar luce alla vita.Nonostante i colori, mai fuori posto, le sue fotografie non hanno mai avuto una chiave di lettura diretta. Avevano, e hanno tuttora, la necessità di essere contemplate oltre il bordo del fotogramma. Dove finisce il puro piacere dell’estetica. Dove iniziano le storie della vita di noi uomini del terzo millennio. Anche per questa sua capacità di catturare e fissare storie Erodoto108 ha deciso di dedicarle il primo volume della nuova Linea editoriale Libri volanti, uscito in agosto.Patrizia Wyss, dopo un periodo di lotta contro una malattia incurabile, si è spenta nel mese di aprile 2020, lasciando un vuoto incolmabile e le sue fotografie che ne serbano l’anima.
Le immagini sono in vendita e l’intero ricavato della vendita sarà devoluto in beneficenza all’Associazione Bianca Garavaglia Onlus di Busto Arsizio.
DAL 20 GIUGNO AL 25 LUGLIO 2021
UN SECOLO DI RITRATTI
Volti, società,costume
La centralità della fotografia nei sistemi comunicativi odierni, mette in luce il carattere interdisciplinare del concetto visuale, che diviene riflessione storico-culturale, focalizzando il genere del ritratto tra le pratiche espressive maggiormente impiegate, associato alle arti visive.
La sperimentazione e l’evoluzione tecnica, unitamente a un più maturo e consapevole approccio al tema, è il principio di questa mostra, composta da immagini scattate dai primi decenni del ‘900 per giungere agli anni recenti, provenienti da collezioni private e archivi.
Marcando la necessità di discernere l’aspetto storico da quello artistico, l’estetica diviene il mezzo privilegiato per trasferire le impressioni vissute dal fotografo, riflettendo sul concetto ineludibile del dualismo contrapposto, tra visione personale e documento.
Per approfondire i differenti stili, si è scelto di proporre al visitatore una molteplicità di esempi e di tecniche, per conciliare il senso artistico a quello sociale, quello giornalistico al ricordo familiare, caratterizzando il percorso visivo.
Immagini della società americana ed europea, dal reportage alla quotidianità, dal lavoro alla moda, dalla vita privata alle traversie che la storia ha rappresentato, in un susseguirsi di intime visioni.